(chiara novelli) All’epoca Tim Burton lavorava alla Disney che produce questo suo primo film nato da una sua poesia semi seria, riconoscendone il genio, ma non sapendo poi come sfruttarlo. Corto di animazione dove si affaccia tutto il suo mondo creativo di Burton, le sue radici, che vanno dal romanzo gotico di Poe, al cinema tedesco degli anni ’20 di cui riproduce le geometrie e il “bianco e nero” senza ombre. Da qui, disegnando, ci insegue per condurci dentro il sogno e la morte, nella doppia e insidiosa svolta psichica che, angosciosa e lieve, ci lascia sospesi come la sua bicromia senza grigi :
Vincent Malloy è un bravo bambino,
ha sette anni ed è assai perbenino,
per la sua età ha virtù assai rare
ma a Vincent Price vuol somigliare.
Ha un gatto, un cane ed una sorella
ma vuole soltanto una vita più bella.
In orridi antri, per meglio sognare,
con rettili e topi vorrebbe abitare.
Con loro vivrebbe incredibili orrori
sentendosi preda di ghiacci sudori,
vagare vorrebbe, in tenebra oscura
sfidando pericoli senza paura.
Con larghi sorrisi accoglie la zia
né mai vorrebbe lasciarla andar via,
immagina infatti, con grande piacere,
di farne una statua per il museo delle cere.
Sevizia ogni giorno il suo cane Abercrombie
sperando di trarne un orribile zombie,
col qual poter nella nebbia vagare
per fare poi strage di vittime ignare.
Non vuole soltanto incuter paura,
adora egualmente lettura e pittura.
Pinocchi e fatine non legge però,
lui adora soltanto i racconti di Poe.
Una notte, leggendo alla fievole luce
fece un sobbalzo a una storia si truce,
la giovane moglie che tanto adorava
giaceva ancor viva nella sua bara.
Con impeto folle si mise a scavare,
quell’orrido dubbio voleva fugare,
ma ciò che scavava scoprì che in realtà
era solo l’aiola che amava mammà.
In camera chiuso si ritrovò
e d’esser recluso si immaginò,
il solo conforto in tanto dolore
era il ritratto del grande suo amore.
Mentre languiva, angosciato e disfatto
la madre arrivò e lo colse sul fatto,
disse: “se vuoi puoi andare a giocare
fuori c’è il sole, ti devi svagare”.